QUELL'IDEA DELLA PERFEZIONE
C’è un silenzio relativo. Un
rumore di sottofondo a cui ti sei abituata e non fai più caso, un gorgheggio
d’uccelli fuori, lontano, ma percettibile.
Ti domandi, ma gli uccelli non si stancano mai
di cantare… E chissà se lo sanno perché lo fanno.
Dovresti anche tu cantare l’amore
senza sapere di farlo. Le anime sensibili lo ascolteranno, le altre lo
confonderanno con un milione di cose.
E’ così che nasce il caos dentro
di noi. Fuori siamo noi a portarlo per sentirci più a nostro agio.
Vorresti essere sulla riva di un
fiume, perché il fiume non è come il mare, non è immenso e non ti fa paura.
Bisogna affrontare le cose
piccole prima di passare alle grandi. Ed
ora tu ti senti come un bambino, curioso, ma serio, un bambino che ha smesso di
sognare, o forse non l’ha mai fatto neanche quando era bambino.
Non potevi sbagliare… Ricordi? Tuo padre te lo
diceva, e se accadeva, lo facevi apposta.
Inutile spiegare, nessuno ti
capiva. Allora hai imparato tutta una serie di parole di cui solo tu conoscevi
il senso.
Sapevi fare tutto, affermare il contrario
non era ammesso. I tuoi fratelli ti chiedevano sempre aiuto con i compiti di
scuola. E non è che non volessi aiutarli, avevi le tue cose da fare. Ma loro
erano furbi, andavano a piagnucolare da papà, e tu cadevi in trappola, tu obbedivi,
malvolentieri, ma obbedivi. E se c’era davvero qualcosa che non sapevi fare,
non era vero, mentivi, nessuno ti credeva.
Per tuo zio dovevi essere una
specie di trofeo, ti portava in giro per il paese, per le case, dicendo :
questa è brava! Senti come recita “L’onda”di D’Annunzio, senti come sa tutto a
memoria. Questa è brava, è la più brava della scuola.
Eri un animaletto addomesticato
nelle sue mani. Muovi il piede, muovi la
coda, guardami.
E non potevi sbagliare, eri sempre tu colpevole degli errori tuoi e di
quelli dei tuoi fratelli.
Con gli insegnanti fu lo stesso.
Ti portarono in cattedra. Eri un esempio. Da lì non sei potuta più scendere,
anche quando smettesti di essere un esempio.
Perseguitata dall’idea della
perfezione, guai a uscire fuori dagli schemi. Fino a desiderare di diventare
l’essere più imperfetto della terra.
Uguale fu il lavoro, uguale fu
l’amore.
Per tutta la tua vita sei stata
oasi, ristoro, rifugio, mettendo da parte i tuoi problemi ed ascoltando gli
altri.
Ma tu non ne avevi di problemi,
eri perfetta.
Così perfetta che tutto doveva
rientrare in quell’idea.
Ti diedero un compito da svolgere
alle elementari, ricordi? Parla del tuo
animale preferito.
Pensasti al cane, anche se un po’
lo temevi, ma pensasti al cane. Tuo zio disse, ma quale cane? Il cavallo. Il
cavallo è un animale nobile, regale, con quella criniera, con quella
espressione! E così tu che per lo più avevi visto un asino, ma mai un cavallo,
nella tua vita infantile, lo hai fatto
diventare il tuo animale preferito.
Ma perché questo ricordo? Forse per divagare dal problema?
Se oggi ti chiedessero qual' è il
tuo animale preferito, tu sapresti come rispondere, diresti: “mio zio “, con una smorfia sul labbro.
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