Sono gli obblighi a tenerci in vita, verso la famiglia, verso il lavoro, verso la società, non verso noi stessi. E' vero, forse bisogna amarsi per amare gli altri, ma se non ricevi amore come puoi amare te stesso. Ti senti inutile o magari troppo scontato, non un essere speciale. I gesti che compi sono meccanici finalizzati ai doveri da compiere. Che importa che vestito indossi, devi stare lì a un tavolo tra le carte, il pc, l'afa, i pensieri. Manca qualcosa, tu lo sai cosa manca, ma vuoi ignorarlo, ora pensarci non serve. Saranno ancora lacrime fino allo sfinimento. Stamattina pensavi di indossare quel paio di orecchini, non il più bello, l'ultimo. Ma meglio di no, lui non li ha visti, lui adora i tuoi orecchini, o forse era il movimento che facevano quando muovevi la testa con malizioso garbo, che dava luce ai suoi occhi. Puoi fare tante cose ma non fai niente, ti limiti al necessario, mangiare quanto basta, bere se ti ricordi di farlo, dormire se ...
Il commento del prof. Giovanni Ripani alla mia poesia "Lontano il mare"
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Questa poesia di Rosetta Sacchi evoca un senso di distanza e di nostalgia, un'assenza che si fa presenza attraverso immagini evocative e sensazioni sospese.
Il mare, il prato, il sogno—tre elementi che nella loro lontananza diventano simboli di desideri irraggiungibili, di attese e di misteri non ancora svelati. Il primo frammento introduce il mare come un luogo di attrazione e di perdita: il "risucchio dell’onda" è un momento prima della rivelazione, come se il cuore negletto fosse sul punto di emergere, ma restasse comunque inaccessibile.
Il secondo frammento si sposta sulla terraferma, nel caldo estivo di un prato, dove la leggerezza di una corolla si contrappone a un senso di fusione imperfetta, come se l’armonia fosse sempre sfuggente. Qui l’attesa si fa più statica, quasi sospesa nel tempo.
Infine, la ripetizione anaforica di "Lontano" nell’ultimo verso amplifica il senso di separazione e di malinconia. Non solo il mare e il prato, ma anche il sogno si fanno distanti, quasi inaccessibili, suggerendo una condizione esistenziale di mancata appartenenza o di desiderio mai compiuto.
La struttura frammentaria e l’uso essenziale delle parole rafforzano il tono contemplativo e sospeso del testo, lasciando al lettore uno spazio di riflessione e immedesimazione.
Giovanni Ripani
10 Febbraio 2025
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